Platinette si racconta e rilascia come sempre dichiarazioni interessanti e in certi casi molto forti.

Eccola che parla per prima cosa dl suo rapporto compulsivo col cibo:

“A 64 anni non posso più rimandare l’appuntamento con me stesso. Ormai, per scendere la scala di quello studio, mi poggiavo al corrimano, claudicante come se avessi sulle spalle un altro uomo di cento chili. (…) Così, ho avviato un percorso e ho capito che per guarire non devo essere bulimico di lavoro”.

Poi la solitudine e la vita in solitaria:

“Serve a nascondere a me stesso il fatto che a casa non c’è nessuno che mi aspetti. Evito il tempo libero per non dirmi che mi manca un affetto. (…) È così da quando il primo fidanzato, che come me aveva anche una ragazza, mi scaraventò dal Maggiolino urlando: io non sono come te. Era l’estate della maturità, misi 50 chili”.

E’ stato proprio il dolore sentimentale a spingere Platinette verso il cibo.

Un rifugio che ha spinto il personaggio a prendere chili nel corso degli anni, fino alla situazione attuale.

“Da anni, non ho una storia. Ho la paranoia di non piacere, del “vengono con me perché sono famoso”. Con un chirurgo sono stato insieme quattro anni. Amava i grassi e io: se dimagrisco, non mi vuoi più e il resto che sono non conta? In realtà, non potevo credere di stare con un bell’uomo. Dopo si è sposato con una donna. Grassa. Tutti quelli che vengono con me sono ufficialmente etero”.

Ed ecco che quando gli viene chiesto se lo amava risponde:
«“Amore” non so che voglia dire. Amavo le sue sette telefonate affettuose al giorno, ma ero talmente impaurito che finisse che mi facevo la corazza e pensavo: gli piacciono ciccioni per rimarcare quanto è bello lui. Ci siamo lasciati male, ma, dopo, mi ha salvato la vita. A Modena, stavo per fare un bypass intestinale, un intervento ormai in disuso per via di complicazioni anche mortali. Mi ha detto: sei scemo. E io sono scappato di notte dall’ospedale».

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