Il klinker e i suoi utilizzi

Grazie al progresso scientifico e alla necessità di ricostruire i numerosissimi edifici distrutti durante le due guerre mondiali, l’architettura ha avuto la maggiore spinta di sempre nel XX secolo.

Il ‘900 è il secolo in cui l’architettura ha smesso di occuparsi soltanto di uffici e cattedrali ed è entrata nella vita quotidiana di tutti i cittadini, dettando regole di funzionalità e vivibilità dei luoghi e creando mode e tendenze anche in questo campo.

Attenzione: non vogliamo dire che nei secoli precedenti l’architettura non sia stata importante, ma pensiamo che nel corso del periodo succitato sia molto più evidente un certo contrasto tra le diverse scuole di pensiero, che ha contribuito a creare la grande varietà artistica che caratterizza il ‘900.

In particolar modo, si può apprezzare l’elevato numero di materiali usati nella costruzione di edifici e i loro usi più disparati. Nel XX secolo possiamo apprezzare edifici costruiti con materiali tradizionali, altri costruiti con materiali totalmente nuovi e altri ancora con materiali già esistenti, ma ora rivalutati e destinati ad un ruolo di primo piano. In quest’ultima cornice si inserisce il klinker, un tipo di mattone dalle proprietà straordinarie e dalle capacità incredibili, come andremo a descrivere ora.

Le proprietà fisiche

Il klinker è un tipo di mattone laterizio che cuoce a temperature molto elevate (circa 1200 gradi), arrivando ad un punto di parziale vetrificazione.

Tale processo fa sì che questo materiale sia estremamente compatto, duro e isolante, oltre al fatto che assorbe percentuali bassissime di acqua.

Tali caratteristiche lo rendono particolarmente resistente non solo agli urti e alle abrasioni, ma anche alle condizioni atmosferiche più rigide. Questa caratteristica, assieme al fatto che si tratta di un materiale altamente isolante, fa del klinker la scelta migliore per i climi particolarmente freddi.

Un’efficace descrizione dell’alta qualità del klinker ci viene data dall’architetto italiano Gaetano Minnucci:

«La prolungata cottura ad elevatissima temperatura, poco lontana dal punto di fusione delle argille, fa sì che queste reagiscano tra loro e con i loro componenti, formando dei composti chimici definitivi, dei silicati doppi e tripli, stabilissimi, e tra loro legati meccanicamente, come appunto si verifica nei porfidi e nei graniti; viene in certo qual modo ripetuto in piccolo il grandioso processo naturale che diede origine alle rocce ignee».

Le applicazioni

Date le sue straordinarie proprietà, è difficile immaginare che il klinker non trovi un’applicazione consona alle sue capacità.

Questo materiale, infatti, è il protagonista assoluto dell’architettura novecentesca dell’Europa settentrionale.

In un primo momento, il klinker fu usato essenzialmente come mattone, infatti è ancora possibile trovare ponti, strade e marciapiedi costruite nei primi del ‘900 che hanno elementi in klinker, ma è a partire dagli anni ’40 che esso trova le sue prime applicazioni come rivestimento per edifici, proprio grazie alla sua predisposizione a resistere al freddo dei Paesi nord-europei, quali la penisola scandinava, la Germania, l’Olanda e il Regno Unito. Ancora oggi, il klinker è molto usato in questi Paesi, sia per costruzioni pubbliche che per le aree residenziali.

Esempi celebri

Molti sono gli architetti che hanno utilizzato il klinker per i loro progetti, tra cui gli italiani Renzo Piano, autore dei progetti di numerosi edifici in tutto il mondo e Giovanni Muzio, progettista del Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano, primo vero esempio di utilizzo del klinker in Italia.

Tra le opere in klinker più famose vale la pena ricordare il Chilehaus di Fritz Hoger ad Amburgo, oggi patrimonio dell’UNESCO, Potsdamer Platz a Berlino, di cui alcuni edifici furono progettati proprio da Renzo Piano.

Il klinker, insomma, è stato uno dei protagonisti dell’architettura del XX secolo e il suo utilizzo non accenna a diminuire, il che lo rende non solo il materiale più diffuso, ma anche uno dei più longevi della storia dell’architettura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *